sabato 11 luglio 2009

il G.8 DEGLI INVISIBILI

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L'Aquila ferita, prigioniera e militarizzata

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DEBORA



La Serracchiani rinuncia alla candidatura al congresso
E dice: "Perché sto con Dario? Perché è più simpatico" "Io non corro, sosterrò Franceschini D'Alema e gli altri sono l'apparato" "Partiamo sfavoriti al congresso, ma poi c'è il voto delle primarie se non provano ad abolirle come qualcuno vorrebbe"

di CURZIO MALTESE

ROMA - La più votata nel Nord Est, la donna che ha battuto Berlusconi alle europee, Debora Serracchiani, non si candida alla segreteria del Pd, come le chiedevano molti dei suoi elettori. Ha deciso di correre con Dario Franceschini, contro Pierluigi Bersani. Oggi esce il suo istant book sulla travolgente esperienza di pochi mesi. Titolo: "Il coraggio che manca".
Serracchiani, non sarà che un po' di coraggio è mancato anche a lei?
"Al contrario, non candidarmi mi sembra la scelta più coraggiosa. La strada più semplice era candidarmi, riempire la terza casella. Farmi la mia bella corrente, prendere il mio pezzetto di partito e cucirci sopra il nome. Ma sono queste le cose che ci hanno portato dove siamo".
Magari non sarebbe stato un pezzetto piccolo. Sono molti gli insoddisfatti dal duello Franceschini-Bersani.
"Un terzo candidato servirebbe oggi soltanto a frammentare. Sono contenta che Chiamparino abbia rinunciato. Spero anzi che venga con noi".
Perché ha scelto di stare dalla parte di Franceschini?
"Perché è il più simpatico"
Ottima ragione. Ma una volta non era scettica?
"Sì. Poi però l'ho conosciuto in campagna elettorale. E come segretario è stato bravo, innovativo, coraggioso".
Senza contare che ieri le ha offerto la vice segreteria?
"Mai parlato di vice o di ticket. Abbiamo discusso di come dovrà essere il Pd che ancora non s'è visto".
In questi casi si dice: vicino ai problemi degli italiani.
"Appunto, si dice e non si fa. E a me, come a milioni di elettori, interessa che si faccia davvero".
E se dovesse spuntare un terzo candidato, ora che lei e Chiamparino avete lasciato il posto libero? Per esempio il senatore Ignazio Marino?
"Non penso che riuscire a parlare di laicità sia sufficiente per guidare il secondo partito d'Italia. Comunque io la mia scelta l'ho fatta"
Che cosa non le piace di Bersani?
"Rappresenta l'apparato. In tutto, linguaggio compreso. Parlano ancora di piattaforma programmatica, un'espressione che proprio non si può più sentire. Non mi sono piaciuti i modi della sua candidatura. Da un anno è un candidato a prescindere, come direbbe Totò. A prescindere dall'avversario, dal segretario in carica, dal risultato elettorale, da tutto".
Quindi, non ha avuto dubbi a schierarsi con Franceschini?
"Nemmeno mezzo. Di qua c'è il progetto del Pd, dall'altra parte c'è D'Alema. Io sto col Pd".
C'è D'Alema, ci sono le tessere, gli apparati, come dice lei, tante personalità del partito...
"È vero. Partiamo sfavoriti al congresso. Ma poi c'è il voto delle primarie. Se non provano ad abolirle, come qualcuno vorrebbe. Sono fiduciosa. Se vincesse
Bersani sarebbe un salto all'indietro"
Se invece vincerà Franceschini sarà la rivoluzione?
"Lo spero. Franceschini dovrà aprire il partito al rinnovamento, chiamare gente nuova, come ha fatto con me, pescare fra le straordinarie risorse di questo pezzo d'Italia"
Non era anche il programma di Veltroni?
"Sì, certo"
Mi spiega con parole semplici perché Franceschini con un risultato del 26 per cento dovrebbe riuscire dove Veltroni ha fallito partendo dal 33?
"Perché Franceschini è molto più determinato di Veltroni ed è una dote necessaria per fare il segretario di un partito. È abbastanza semplice?"
Al limite della brutalità.
Di che cosa avete parlato con Franceschini, invece che di poltrone?
"Dei grandi temi sui quali il Pd deve ancora dare risposte chiare all'elettorato"
Non abbiamo così tanto spazio. Mi elenca soltanto i principali?
"La laicità, la questione morale, il conflitto d'interessi, la riforma del welfare. Non generiche aspirazioni, ma proposte concrete da portare al congresso e sulle quali confrontarsi. Questo è il primo congresso vero del Pd, con uno scontro autentico che arriverà alle primarie.
Può essere un'altra passerella di narcisismi assortiti oppure un'occasione straordinaria per discutere sulle cose e illustrare agli italiani le nostre proposte. Se si butta via questa occasione non ne avremo un'altra"
Nell'intervento che l'ha resa celebre, lei partiva proprio dalla laicità e dal caso Englaro. Che cosa le fa pensare che il cattolico Franceschini sia più sensibile al tema del suo rivale?
"Proprio il fatto che venga dal mondo cattolico. Paradossalmente i cattolici democratici hanno molte meno remore a sfidare il clericalismo di quante ne abbiano gli altri"
Una legge sul conflitto d'interessi, la questione morale, le norme contro le candidature di condannati.
Sono tutte questioni che il centrosinistra ha archiviato da tempo.
"I leader sì, gli elettori per nulla.
Certo, se vogliamo contribuire ulteriormente al successo di Di Pietro..."

In questi mesi si è data una ragione della sua clamorosa e immediata popolarità?
"E' il fatto che sono una persona normale. L'elettorato si identifica nel linguaggio, nel modo di essere, direi quasi nella fisicità. E poi non vengo da tutta una vita di sezione"

Non sarebbe ora per il Pd di esprimere un leader che non provenga dal funzionariato politico, come avviene già da tempo per tutti i partiti occidentali?
"Franceschini è un mio collega, un avvocato.
Certo, sta in politica da tempo.
Ma lui faceva il consigliere comunale quando Bersani era già ministro e D'Alema aveva già smesso di fare il segretario del Pds.
C'è una bella differenza anche qui, le pare?"





La mia lettera del 24 giugno 2009

a Debora Serracchiani, ancora senza risposta:

Questo il post di Andrea D’Ambra:

http://www.andreadambra.eu/?p=660


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Oggetto: Parlamento Europeo pulito


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"Cara Debora, ti scrivo in quanto elettore di centrosinistra.

Il cittadino italiano Andrea D’Ambra, già divenuto noto due anni fa per aver raccolto 800mila firme destinate al Parlamento Europeo per eliminare i costi di ricarica dei cellulari, ha lanciato da poco un’iniziativa per un Parlamento Europeo pulito vale a dire senza condannati.

Ti sto seguendo dal tuo discorso all’assemblea del Pd e ho apprezzato decisamente il tuo appello alla questione morale. E le parole che stai spendendo sul tuo blog riguardo Berlinguer. Sono convinto che non le vorrai tradire, per questo ti invito ad aderire all’appello di Andrea. Lo hanno già fatto tre eurodeputati dell’Italia dei Valori, sarebbe grave non fare fronte comune su queste battaglie. Sono certo che non starai a guardare, noi italiano siamo puliti e non possiamo farci rappresentare da condannati!

Attendo con fiducia una risposta,
Lorenzo D’Amelio".


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la storia siamo noi!

LA STORIA SIETE VOI!





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faccio mie le parole di ENRICO ESCHER

Ebbene sì, sono un coglione .Lo confesso: sono un coglione, come ci ha elegantemente definito con il sorriso sulle labbra, per carità! - il nostro presidente del consiglio.
Sono un italiano di quelli che credono nella magistratura e nella giustizia, nel rispetto delle regole, in un paese che non sia dominato dai furbi, un paese senza privilegi ma con i diritti di tutti rispettati in ugual modo.Sono un coglione: pago le tasse fino all'ultima lira, posteggio all'interno dellestrisce blu, faccio la fila aspettando il mio turno, non insulto chi la pensa inmodo diverso da me. Voto per il centro sinistra, sono di sinistra, ma non credo che chi vota a destra sia un pericoloso nemico, che vada rinchiuso o insultato.Credo che la politica sia confronto di idee, anche aspro, ma che rappresenti modi e ricette diverse per amministrare le città, la regione, il Paese. Per riequilibrare le disuguaglianze. Per consentire a tutti di avere opportunità uguali e uguali diritti.Sono un coglione e non me ne pento. Ho deciso, per la prima volta nella mia carriera, di prendere ufficialmente posizione. Perché credo sia giusto, in un momento come questo, contrapporre alla logica degli insulti, che ha contrassegnato la più brutta campagna elettorale che io ricordi, quella dell'assunzione di responsabilità. Credo che ai nostri figli, ai nostri studenti, ai nostri ragazzi vada insegnato il senso dell'onore e dell'orgoglio per le proprie idee, senza paure e senza ipocrisie.
Figlio del dialogo, di cui non bisogna avere mai paura, della disponibilità a parlare con gli altri per affermare le proprie convinzioni ma senza demonizzare chi la pensa diversamente.
Sono un coglione e non sopporto più l'arroganza di chi si ritiene superiore a tutto e a tutti, di chi infrange le regole, di chi insulta gli avversari e crede soltanto in un paese che dica sempre e soltanto sì.
Con il rispetto indispensabile per le convinzioni di tutti, ho pensato che sia arrivato il momento di dire basta. Alla politica come cabaret, alle favole al posto dei fatti, alla demagogia come pratica di potere.
Mi assumo personalmente la responsabilità di quanto ho scritto, confermando al tempo stesso che questo giornale è e sarà sempre aperto alle voci di tutti. Senza pregiudizi, senza censure. Ebbene sì, sono un coglione
di Enrico Escher
Tratto da Step1
Magazineperiodico telematico di informazione
- medialab/lingue -università di catania